La buona governance: nuovi metodi e capacità di lettura per lo sviluppo sostenibile delle imprese
La buona governance e le politiche di sviluppo sostenibile hanno un legame indissolubile per strutturare le corrette strategie corporate, legal risk ed economia dello sviluppo nelle organizzazioni complesse ma anche nelle piccole realtà aziendali.
La complessità è fattore che influenza notevolmente i “sistemi” e i contesti competitivi nei quali le organizzazioni operano.
L’attività aziendale, incentrata principalmente sulla produttività, risulta caratterizzata da sempre maggiore complessità che genera instabilità e trovandosi ad affrontare fenomeni sempre più articolati e sconosciuti nel loro determinismo, necessita di percorsi di responsabilità sempre più determinabili ex ante.
Non è solo la complessità legata alla turbolenza dei mercati ma anche la difficoltà di comprensione e di incertezza che contraddistinguono gli elementi del sistema complessivo e del mercato nello specifico. La sostenibilità diventa quindi una strategia per interpretare la complessità e, in ultima istanza, ad abitarla.
È evidente, quindi, che affrontare il tema della complessità significa adeguare i sistemi di programmazione e controllo al mutato contesto competitivo, così da poter acquisire le chiavi di lettura della mutata e mutevole realtà aziendale: questo per redigere piani strategici compliant con la complessità da affrontare e allo stesso tempo tattiche di impresa “fiduciosamente” improntate alla realizzazione del possibile massimo risultato senza essere sottoposti alla dittatura del breve termine.
Essere in possesso delle persone giuste e tessere una adeguata rete di relazioni con le altre aziende sul mercato, costituisce un utile strumento per ridurre la complessità ed affrontare con i giusti presupposti le turbolenze e la complessità del mercato.
In tale contesto assume, tanto nel settore privato che in quello pubblico, fondamentale importanza il concetto di “buona governance”: da una parte, le organizzazioni che rappresentano gli attori chiave dello sviluppo sostenibile, dall’altra i governi che devono essere responsabili di fronte ai propri cittadini, anche in quei paesi in cui non si svolgono elezioni democratiche.
In un mondo in cui la comunicazione è sempre più al centro delle strategie aziendali e dei governi, all’attività di relazione viene troppo spesso riservato un ruolo eccessivamente marginale, o se si vuole, troppo specificamente relegato alla soluzione di problemi ex post piuttosto che strutturazione di strategie ex ante.
L’advocacy rappresenta una attività strategica di costruzione del consenso e di sensibilizzazione dei decisori, con la quale si diffondono – in modo diretto o indiretto – messaggi al fine di sostenere e promuovere i propri interessi e la propria posizione all’interno del mercato.
Pertanto, l’attività di governo strategico delle relazioni deve essere inserita in un quadro più ampio, che vede nell’advocacy, sia nel modello classico che digitale, un pilastro portante nell’attività di persuasione dei decisori pubblici.
In un’epoca in cui, a maggior ragione a causa della pandemia, risulta complicato prevedere i fenomeni che appaiono repentini nel loro manifestarsi, diventa fondamentale per le imprese sviluppare dei sistemi di gestione che siano rapidi e, soprattutto, in grado di adeguarsi, con una certa facilità, alle diverse condizioni ambientali, in continua evoluzione.
Attesa, sicché, l’attuale situazione in cui la presenza di fenomeni sempre maggiormente causali ed incerti rende molto complicato prevedere gli scenari futuri, laddove uno dei maggiori problemi è dato non dalla pochezza quanto, bensì, dalla sovrabbondanza di informazioni, risulta fondamentale per le imprese sviluppare metodi e capacità di lettura, così da essere in grado di separare ciò che è superfluo da ciò che, invece, è davvero importante.
In questo ambito, il punto di partenza deve sempre essere rappresentato dalla perfetta conoscenza ed analisi del presente, da ciò che è perfettamente conosciuto, per poi passare ad un livello successivo nel quale si cerca di immaginare gli scenari futuri.
In buona sostanza, il metodo di operare delle imprese non deve solo limitarsi allo studio delle attuali tendenze bensì attraverso lo studio dei dati risulta fondamentale individuare quali siano gli elementi qualitativi, così da poter essere pronti agli accadimenti futuri.
La sostenibilità rappresenta, senza dubbio, uno degli obiettivi che le imprese sono oggi chiamate a perseguire, con l’obiettivo di ridurre il consumo di energia, di territorio, di materie prime e tanto altro ancora.
I nuovi modelli di organizzazione industriale richiedono una produzione con meno materiali, meno scorte e meno ore di manodopera. Si avverte, all’interno delle aziende, la necessità di effettuare investimenti in formazione, comunicazione ed informazione diffusa, nella creazione di contesti dove il capitale cognitivo e il capitale relazionale alimentino quello organizzativo. Il maggiore costo nel breve periodo è più che compensato dai vantaggi di lungo periodo in termini di robustezza e resilienza dell’organizzazione.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, pur determinando da più fronti delle aspettative di vantaggio immediato, spingono le aziende a dover ragionare in una prospettiva di lungo periodo, con un vero e proprio cambiamento culturale nel mondo imprenditoriale.
La sostenibilità crea valore, con gli indici di borsa delle aziende sostenibili che crescono del 20% in più rispetto agli altri. Studi recentissimi effettuati in Italia in piena pandemia dimostrano che le imprese italiane sono molto interessate ai temi della sostenibilità: un’azienda su quattro investe in modo convinto in sostenibilità già da tempo; altre lo fanno in modo limitato e non strutturato e alcune hanno affrontato il tema solo di recente, ma in futuro per il 56% delle aziende l’enfasi crescerà, come pure gli investimenti in comunicazione.
In nome della sostenibilità le aziende riescono ad integrare nella strategia e nei processi di produzione anche considerazioni ambientali e sociali, con l’obiettivo di generare valore in una prospettiva a lungo termine. Condurre il proprio business in modo sostenibile, significa per le imprese, innanzitutto gestire in modo efficiente e strategico le risorse a propria disposizione, così da generare valore, contribuendo alla crescita, al miglioramento ed allo sviluppo socioeconomico della comunità in cui l’azienda va ad operare. Per condurre il proprio business in modo sostenibile, le aziende, non solo devono trovare delle soluzioni innovative, ma devono, altresì, instaurare attraverso un approccio sistemico e sistematico, inclusivo e trasparente, una relazione strutturata e costante con i propri stakeholder.
La sostenibilità è trasversale a tutte le funzioni ed a tutti i processi aziendali poiché riguarda non solo cosa l’azienda fa, ma anche, e soprattutto, come lo fa. E in questa gestione della complessità lo Studio De Vito aiuta aziende e professionisti ad orientarsi nella determinazione di percorsi tax e legal che possano essere di supporto alla responsabilità nei confronti delle variabili ambientali, sociali e di governance e sostenere i flussi formativi ed informativi della costruzione della strategia sostenibile ed inclusiva.
Le strategie di reputation management, che come Holding mettiamo in atto per i nostri clienti, permettono anche di facilitare i processi di previsione di scenari futuri, individuare le aree di crisi potenziale, monitorarle e prepararsi a fronteggiarle, in modo molto più efficace rispetto a quelle organizzazioni che, con una scarsa percezione del proprio perimetro reputazionale e dell’importanza di tutelarlo, sono abituate a subire le crisi ed a intervenire solo a posteriori per tentare di risolvere le emergenze.
Le aziende sono responsabili dell’impatto che hanno sulla società, e, sotto questo punto di vista, hanno la possibilità di contribuire concretamente alla creazione di un modello di sviluppo sostenibile, non solo evitando o riducendo comportamenti negativi ma anche promuovendo concretamente lo sviluppo nel contesto in cui si va ad operare.
In buona sostanza, vi è la necessità che la sostenibilità entri a far parte della cultura aziendale, attraverso il consolidamento, al suo interno, di pratiche sostenibili.
Ed per questo percorso contribuiamo allo sviluppo di una cultura aziendale decisamente orientata alla sostenibilità, fatto anche di piccoli passi, ma che orientano ad integrare la sostenibilità nel proprio modo di operare, così da gettare le basi per una futura e radicale trasformazione dell’azienda in un’ottica sostenibile.
Senza considerare, però, che sono proprio gli errori e l’imprevedibilità che caratterizzano l’uomo e la propria libertà.
Nella società ipercomplessa non è più sufficiente il “sapere” ed il “saper fare”, quanto piuttosto sarà necessario “saper comunicare il sapere” e “saper comunicare il saper fare”.
Quello che sarà necessario fare nel prossimo futuro è agire non solo nei processi educativi e di socializzazione, quanto piuttosto nella rappresentazione e percezione di dinamiche e processi evoluti sistematici, tali da contrastare l’imprevedibilità che connota i sistemi organizzativi e sociali.
Il carattere della sostenibilità implica la restituzione di parte del valore prodotto: a un territorio, alla comunità in cui si vive, alle future generazioni.
La comunicazione etica e la conoscenza diffusa (open), a livello locale e globale, dovranno rappresentare in futuro i prerequisiti fondamentali per la realizzazione del “progetto” di una società globale più equa, inclusiva e solidale che ponga nuovamente alla sua base i “valori” dell’essere umano e i diritti di cittadinanza globale.